Per schivar la noia (recensione)
 

Quando Enrico Baldisserotto, dopo anni di proficuo e appassionante lavoro, decide di abbandonare l’attività di imprenditore agricolo, la vivacità e l’energia che ancora lo caratterizzavano lo portano a dedicarsi ad un hobby assai originale e ricco di creatività: trasformare e ridare vita ai legni di rovere e larice “ben vineati” delle vetuste botti della sua cantina.
Ne escono sedie, panchetti, tavoli, sgabelli e tanti altri utili e originali oggetti dipinti e decorati con imprese araldiche, motti e simboli, allo scopo di perpetuare il ricordo di riferimenti e significati storici a lui molto cari.
Compiuta l’opera, esauriti i legni delle antiche doghe, depone scalpelli, pennelli e colori per  utilizzare un altro prezioso strumento: la penna e, proprio per continuare a “schivar la noia”, dà inizio al suo percorso quotidiano nel mondo del sapere.
Da quel momento si dedica alla ricerca consultando testi, volumi enciclopedici e documenti,  appuntando tutto con scrupolosa precisione.
Ed é così che prende corpo quest’opera, attentamente documentata e volutamente composta da un insieme di mini saggi, tessere di un variegato mosaico dell’umana conoscenza, testimoni del laborioso impegno dell’autore.
Scegliendo come guida virtuale Minerva, la dea dello scibile, l’autore entra nel mitico giardino delle Esperidi e, da qui, inizia il suo viaggio nel corso del quale incontra divinità, figure mitologiche, personaggi del mondo classico e della modernità.
Mentre avanza gli si fanno incontro anche i principi e i cortigiani della nobile casa d’Este, duchi e duchesse, pittori e umanisti, notai e gabellieri, artisti e uomini di scienza, scalchi e buffoni. Qui evoca  “ la memoria di donne che hanno lasciato un segno indelebile nella storia e nella politica estense” ed ecco affiorare, dalle nebbie del passato, Lucrezia Borgia e la nipote Marfisa, avvolte nell’alone della loro eterna leggenda, immortali ispiratrici di poeti, scrittori e musicisti
Lungo il percorso non tralascia di prendere in rassegna l’arte e gli stili architettonici che hanno caratterizzato epoche e luoghi diversi e va anche a curiosare nelle botteghe degli artigiani fra vetri, arazzi, maioliche e ferro battuto.
Tutto in un crescendo di notizie, cenni biografici, curiosità  aneddoti filtrati con rigore storico dalla sua vena creativa di narratore e che stimolano a procedere, con entusiasmo, nella lettura.
Solo da una mente fervida, curiosa, intelligente ed aperta ad ogni tipo di conoscenza come quella dell’autore poteva uscire un’opera così originale e unica che si potrebbe definire un diario, un promemoria del sapere.
Il testo è corredato da una parte illustrativa molto ben curata, composta da un apparato fotografico significativo che lo rende ancora più piacevole e, con in più,  la sorpresa di vedere riprodotte le opere in legno di Baldisserotto, veri, irripetibili capolavori di inventiva. Così ci è dato di poter ammirare, tra gli altri, il seggio dedicato al vescovo Giovanni Tavelli da Tossignano, i tronetti per Leonello e Borso d’Este, la “panca scaranata”, il “ tavolo cortesia”, il “doppiere pensile”.
Ho avuto il piacere di seguire, fin dagli inizi, la stesura di queste pagine espresse con un linguaggio molto personale, espressivo, ben comprensibile e privo di inutili orpelli come dovrebbe essere un testo a carattere divulgativo.
Se il desiderio di Enrico  Baldisserotto era quello di coinvolgere il lettore in modo piacevole ed intelligente  “per schivar la noia”, credo  proprio ci sia riuscito. ed anche molto bene.

 

Maria Teresa Mistri Parente